Introduzione

L’uomo nel corso della propria vita si trova ad affrontare situazioni più o meno semplici, piacevoli e spiacevoli; proprie in queste ultime le sue capacità, le sue risorse vengono chiamate in causa e messe alla prova. L’insorgenza di una malattia è uno tra gli eventi di vita che può modificare il corso di essa, momentaneamente nel caso di una malattia curabile; in modo permanente nel caso della malattia cronica. L’insufficienza renale cronica è una condizione di malattia cronica caratterizzata, a livello fisico, da un’importante depressione delle capacità di filtrazione glomerulare dei reni con una conseguente menomazione dell’efficienza con la quale questi organi preservano l’omeostasi dell’organismo. La mancata azione di depurazione del sangue viene pertanto svolta dalla macchina per la dialisi che, diviene parte integrante della vita del paziente (Colombo, 1993, 652).
La modalità con cui le persone affrontano la malattia e le sue conseguenze sulla vita quotidiana è uno dei temi più discussi e rilevanti nell’ambito della psicologia della salute.
I comportamenti e le convinzioni di un individuo di fronte a una diagnosi, agli effetti collaterali di un trattamento, alle limitazioni imposte da una malattia cronica o da una disabilità sono cruciali per determinare il suo adattamento, o disadattamento, alla nuova condizione nel tempo e quindi per il fronteggiamento dello stress che ne segue ( Della Fave – Bassi, 2007, 31).
Il rapporto tra stress e malattia non è unidirezionale. La produzione scientifica riguardante i rapporti tra stress e malattia può essere classificata in tre assunti:
1. lo stress provoca malattia
2. le malattie provocano stress;
3. riducendo lo stress si riduce il rischio di esacerbazioni di malattie esistenti.
(Majani, 1999, 83).
La seconda proposizione, è quella che si è scelto di tenere in considerazione in questa ricerca. È ipotizzabile che l’IRC provochi forte stress poiché modifica il sistema di credenza, forza verso revisioni di sé, delle proprie abilità, del proprio valore familiare e sociale (Majani, 2001, 83-84).
Nel caso di una malattia cronica come l’ IRC, il codice che permette al “mondo” della psicologia e della medicina di interfacciarsi e di parlarsi è proprio il linguaggio delle abilità di copingche il paziente ha o non ha, mette o non mette in atto nel confrontarsi con lo stress che gli deriva dalla malattia e dalle terapie che il medico ha da offrirgli.
Partendo da questi assunti offerti dalla letteratura in merito alla malattia cronica ed alle risorse di coping, si è scelto di andare ad indagare il rapporto esistente tra strategie di coping interne, quali l’autoefficacia percepita e l’autoefficacia nella gestione della malattia, ed esterne, quali il sostegno sociale e la relazione paziente-personale sanitario, ipotizzando che esse potessero risultare come fattori moderatori dello relazione stress – malattia cronica derivante dall’IRC.

Metodologia e campione di riferimento

Le ipotesi che sono state verificate sono le seguenti:

Prima ipotesi
I pazienti dializzati rispetto ai soggetti sani presentano punteggi più elevati nell’indice di stress clinico, più bassi nell’autoefficacia percepita, più elevati nel sostegno sociale.

Seconda ipotesi
Coloro che tra i pazienti dializzati presentano punteggi più elevati nell’autoefficacia generalizzata, nell’autogestione della malattia, nella comunicazione con il personale sanitario e nel sostegno sociale percepito, presentano punteggi più bassi nell’indice di stress clinico.

Il campione
Il campione utilizzato per la ricerca è costituito da 105 persone di cui 75 costituiscono il gruppo sperimentale, all’interno del quale vi sono 21 donne e 54 uomini, e 30 il gruppo di controllo, costituito da 14 donne e 16 uomini. I 75 soggetti del gruppo sperimentale hanno una forma di insufficienza renale cronica e pertanto si sottopongono a trattamento dialitico, con tre sedute settimanali, presso l’Ospedale San Carlo di Potenza. Il gruppo di controllo è invece costituito da soggetti fisicamente sani, non aventi alcuna forma di malattia fisica.
Nello specifico il campione è così composto:
1. relativamente alla variabile età il 56% del campione ha un’età compresa tra i 20 ed i 60 anni, il rimanente 49% di esso, ha un’età che va dai 61 agli 88 anni;
2. relativamente allo stato civile, l’80% del campione è costituito da coniugati, il 12% da vedovi, il 7% da celibi/nubili, infine l’1% del campione è costituito da separati;
3. relativamente al titolo di studio, il 36% del campione ha completato le scuole elementari, il 30% le scuole medie superiori, il 23% le scuole medie inferiori, il 5% non ha nessun titolo di studio, infine il 6% ha conseguito la laurea;
4. relativamente alla professione il 56% del campione è costituito da persone in pensione, il 21% da impiegati, l’11% da casalinghe, il 5% da liberi professionisti, un altro 5% da artigiani, il rimanente 1% da studenti.

Strumenti
Per la misurazione delle variabili in oggetto, sono stati utilizzati i seguenti strumenti:

1. indice di stress clinico (Hudson – Abell, 1992, 281 – 282);
2. scala dell’autoefficacia generalizzata ( Wegner, Schwartzer e Gerusalem (1995), trad. Sibilia, 1995, inhttp://userpage.fu-berlin.de/2health/italian.htm);
3. scala dell’autoefficacia nella gestione della malattia;
4. scala del livello di comunicazione;
5. scala del sostegno sociale (Gigantesco et al., 1995, 37 – 44).

Di questi strumenti, quelli relativi allo stress, all’autoefficacia generalizzata ed al sostegno sociale erano già esistenti, gli altri sono stati elaborati appositamente per la verifica delle ipotesi. Per assicurare la validità dei dati emersi dall’utilizzo di questi strumenti è stata verificata la loro affidabilità, attraverso l’analisi della coerenza di ogni scala, rappresentata dal coefficiente Alfa di Cronbach.
Rispetto ai test creati appositamente per la ricerca, la loro comprensibilità, è stata realizzata somministrando ogni test ad un gruppo di dieci persone, aventi differenti livelli di istruzione.

Risultati

L’analisi complessiva dei dati del campione utilizzato, quindi età, sesso, stato civile, titolo di studio, professione, religiosità o non religiosità, non ha messo in luce particolari correlazioni tra questi stessi dati e le variabili oggetto di studio.
Dall’analisi dei dati, relativi alle differenze tra gruppo di controllo e gruppo sperimentale, sono emersi i seguenti risultati:
• il livello di stress nei due gruppi non presenta differenze significative: la media corrispondente a questa variabile nel gruppo di controllo è pari a 82,00, nel gruppo sperimentale è invece pari a 75,47. La significatività p>248, non permette di ritenere la differenza come statisticamente significativa;
• l’autoefficacia percepita risulta invece maggiore nel gruppo costituito da persone sane, con una media corrispondente a 30,40. rispetto al gruppo costituito da persone in dialisi, con una media pari a 26,94. La significatività di tale differenze ha un valore statisticamente significativo, pari a p<0,013; • il sostegno sociale percepito risulta maggiore nel gruppo sperimentale, con una media pari a 38, 4. rispetto al gruppo di controllo con una media pari a 33,3. La differenza tra queste medie ha un valore statisticamente significativo con un valore pari p<0,000. Tab. 1. Significatività della differenza delle medie tra gruppi Somma dei quadrati Df Media dei quadrati F Sig. Indice di Stress Clinico Fra gruppi 914,667 1 914,667 1,351 ,248 Entro gruppi 69747,467 103 677,160 Totale 70662,133 104 Autoefficacia Fra gruppi 255,547 1 255,547 6,431 ,013 Entro gruppi 4092,987 103 39,738 Totale 4348,533 104 Sostegno sociale percepito Fra gruppi 570,549 1 570,549 12,929 ,000 Entro gruppi 4545,413 103 44,130 Totale 5115,962 104 La seconda ipotesi è invece indirizzata a rilevare una correlazione inversa tra indice di stress clinico e senso di autoefficacia generalizzata, senso di autoefficacia nella gestione della malattia, livello di comunicazione con il personale sanitario, percezione di sostegno sociale; il risultato delle indagini va nella direzione della conferma dell’ipotesi. Tab. 2. Correlazioni di Pearson tra variabili Correlazione di Pearson Sig. (2-code) N Indice di Stress Clinico Autoefficacia -,572(**) ,000 105 Autoefficacia nella gestione malattia -,306(**) ,008 75 Comunicazione col personale sanitario -,074 ,527 75 Sostegno sociale percepito -,192(*) ,049 105 Autoefficacia Autoefficacia nella gestione malattia ,602(**) ,000 75 Comunicazione col personale sanitario ,176 ,130 75 Sostegno sociale percepito ,272(**) ,005 105 Autoefficacia nella gestione malattia Comunicazione col personale sanitario ,398(**) ,000 75 Sostegno sociale percepito ,602(**) ,000 75 Comunicazione col personale sanitario Sostegno sociale percepito ,359(**) ,002 75 Dall’analisi dei dati, presentati nella tabella, è emerso che: 1. all’aumentare del senso di autoefficacia diminuisce lo stress clinico, avendo la correlazione di Pearson un valore pari a -,572(**), con un indice di significatività p<,000 2. all’aumentare dell’autoefficacia nella gestione della malattia diminuisce lo stress clinico, con una correlazione di Pearson pari a -,306(**), con un indice di significatività p<,008 3. all’aumentare del livello di comunicazione con il personale sanitario non vi è una significativa diminuzione dello stress clinico, con una correlazione di Pearson pari a -,074, con un indice di significatività p<527 4. all’aumentare del sostegno sociale percepito diminuisce lo stress clinico, con una correlazione di Pearson pari a -,192(*), con una significatività pari a p<,005. Oltre alla correlazione inversa tra stress clinico e le altre variabili, sono emerse altre correlazioni di tipo diretto tra le singole variabili: 1. la percezione di autoefficacia è positivamente correlata all’autoefficacia nella gestione della malattia, con un valore di Pearson pari a 0,602(**), e p<,00; ed alla percezione di sostegno sociale, con un valore di Pearsonpari a 0,272(**), e p<,005; 2. l’autoefficacia nella gestione della malattia è positivamente correlata alla percezione di autoefficacia, alla comunicazione con il personale sanitario, con un valore di Pearson pari a 0,398(**), e p<,000; ed al sostegno sociale percepito, con un valore Pearsonpari a 0,602(**) e p<,000; 3. la comunicazione col personale sanitario è positivamente correlata con l’autoefficacia generalizzata, l’autoefficacia nella gestione della malattia e con il sostegno sociale percepito, con un valore pari a 0,359(**), e con p<,002. 4. il sostegno sociale percepito è a sua volta direttamente correlato con autoefficacia generalizzata, autoefficacia nella gestione della malattia, comunicazione con il personale sanitario. Questi dati ci indicano come vi siano delle correlazioni anche tra le singole variabili, e come vi sia dunque la possibilità di modificare una di loro andando ad agire su quella correlata. E’ stata inoltre realizzata l’analisi fattoriale, procedimento statistico che determina un accorpamento delle variabili che mostrano una maggiore dipendenza l’una dall’altra. Da tale analisi è emersa la formazione di due gruppi naturali: 1. indice di stress clinico e percezione di autoefficacia da una parte; 2. autoefficacia nella gestione della malattia, sostegno sociale percepito e comunicazione con il personale sanitario dall’altra Questo dato assume importanza poiché mettendo in luce la stretta correlazione tra le singole variabili fa ipotizzare che un cambiamento in una di esse determini un cambiamento nelle altre, ovvero al diminuire di una di esse può corrispondere il diminuire delle altre. Rispetto a dei risvolti operativi, questa informazione può essere usata in funzione protettiva andando ad agire per il potenziamento delle altre variabili qualora una che compone il gruppo risulti inficiata. Conclusioni La ricerca condotta ha messo in luce la validità delle due ipotesi di partenza. In primo luogo, è emersa la differenza tra il gruppo di controllo costituito da soggetti sani, ed il gruppo sperimentale costituito da soggetti dializzati che, mostrano una minore percezione del senso di autoefficacia ed una maggiore percezione di sostegno da parte di parenti ed amici. Rispetto alla seconda ipotesi, per cui il possesso di risorse di fronteggiamento della malattia, quali l’autoefficacia generalizzata, l’autoefficacia nella gestione della malattia, la comunicazione con il personale sanitario e il sostegno sociale percepito, risulta correlato ad un minor indice di stress clinico personale, i dati emersi ne hanno rivelato la veridicità mettendo in luce la correlazione inversa esistente tra stress clinico e le risorse di fronteggiamento. Questi risultati hanno grande valore in vista della pianificazione di progetti di prevenzione poiché danno importanti informazioni sulle risorse da incrementare affinché sia possibile una gestione dello stress conseguente la malattia. Nello specifico, si potrebbe intervenire, oltre che sull’autoefficacia del paziente, sugli aspetti che più direttamente riguardano la relazione tra personale sanitario e paziente, ad esempio andando a migliorare la comunicazione tra le due parti, formando in modo specifico il personale sanitario alla gestione della relazione con questi pazienti. Riferimenti bibliografici BIANCHI, M.L. et al.(1990). Adattamento psicologico all’emodialisi e relazione con i sintomi fisici. Rivista sperimentale nefrologica, 6, 1325-1332. BRAIBANTI, P. (2002).Pensare la salute. Orizzonti e nodi critici della Psicologia della salute. Milano: Franco Angeli. BRUN, R. (1998). Comunicazione relazione e supporto psicologico per gli operatori di un servizio dialisi. Milano: Wichting. COLOMBO, G. (1993). Manuale di medicina interna sistemica. Milano: Masson CORDIOLI, M. - MAGAGNOTTI, M.C. - TRABUCCO, G. (1995). Il rapporto operatore-paziente ed il disagio relazionale. TRABUCCO, G. – MAGAGNOTTI, M.C. 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